Il pagliaccio del mondo? Il poveraccio e il poverello? Il visionario e lo scalatore? Onorevoli per caso? Chi sono costoro? A queste domande, come a fatti inediti, episodi, confronti, raffronti, si trova risposta in “Un Paese a 5 Stelle” di Mimmo Del Giudice, Armando Editore, 18 euro.
Un libro che non è contro il M5S di Beppe Grillo. Ma cerca di spiegare chi sono gli ideatori, i protagonisti, i comprimari, gli attori di questo incredibile fenomeno che con il voto del 24 e 25 febbraio 2013 ha portato in Parlamento, alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica, ben 109 deputati e 54 senatori. Tutti alle prime armi e senza alcuna esperienza in materia.
L’autore, in sostanza, si rivolge non agli addetti ai lavori, bensì a coloro che vogliono sapere di più di quanto si legge sui giornali, si ascolta alla radio e si vede in tv, e a costoro espone come nasce il MoVimento 5 Stelle, la sua evoluzione, l’inimmaginabile successo elettorale che per molto poco non lo ha visto diventare all’improvviso il primo partito d’Italia. Anzi “un non partito”, come lo chiama il comico genovese nelle vesti di politico, che dovrebbe fare piazza pulita della vecchia e corrotta classe politica, sostituendo la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, la democrazia dal basso. Quindi nessuna comunella con gli altri occupanti del Palazzo. Questi nuovi legislatori dovrebbero agire da soli e operare in modo da essere soltanto dei portavoce, gli esecutori materiali della realizzazione di leggi dello Stato suggerite loro dal popolo, o meglio dagli iscritti al M5S attraverso il voto elettronico, quindi con un clic sulla Rete.